Ezio, Roma, Zempel e de Mey, 1729

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Orti palatini corrispondenti agli appartamenti imperiali con viali, spalliere di fiori e fontane continuate; in fondo caduta d’acque e innanzi grotteschi e statue.
 
 MASSIMO, poi FULVIA
 
 MASSIMO
 Qual silenzio è mai questo! È tutto in pace
 l'imperiale albergo; in Oriente
 rosseggia il nuovo giorno;
 e pur ancor d'intorno
630suon di voci non odo, alcun non miro.
 Dovrebbe pure Emilio
 aver compito il colpo. Ei mi promise
 nel tiranno punir tutti i miei torti
 e pigro...
 FULVIA
                    Ah genitor!
 MASSIMO
                                           Figlia che porti?
 FULVIA
635Che mai facesti!
 MASSIMO
                                 Io nulla feci.
 FULVIA
                                                          Oh dio
 fu Cesare assalito. Io già comprendo
 donde nasce il pensier. Padre tu sei
 che spingi a vendicarti
 la man che l'assalì.
 MASSIMO
640Ma Cesare morì?
 FULVIA
                                   Pensa a salvarti.
 Già di guerrieri e d'armi
 tutto il soggiorno è cinto.
 MASSIMO
 Dimmi se vive o se rimase estinto.
 FULVIA
 Nol so, nulla di certo
645compresi nel timor.
 MASSIMO
                                       Sei pur codarda.
 Vado a chiederlo io stesso. (In atto di partire s’incontra in Valentiniano)
 
 SCENA II
 
 VALENTINIANO senza manto e senza lauro con spada nuda, seguito di pretoriani e detti
 
 VALENTINIANO
 Ogni via custodite ed ogni ingresso. (Parlando ad alcuni di essi che partono)
 MASSIMO
 (Egli vive! O destin).
 VALENTINIANO
                                         Massimo, Fulvia
 chi creduto l'avria.
 MASSIMO
                                     Signor che avvenne?
 VALENTINIANO
650Ah maggior fellonia mai non s'intese!
 FULVIA
 (Misero genitor!) (Da sé)
 MASSIMO
                                    (Tutto comprese).
 VALENTINIANO
 Di chi deggio fidarmi? I miei più cari
 m'insidiano la vita.
 MASSIMO
 (Ardir). Come? E potrebbe
655un'anima sì rea trovarsi mai?
 VALENTINIANO
 Massimo e pur si trova e tu lo sai.
 MASSIMO
 Io!
 VALENTINIANO
         Sì, ma il ciel difende
 le vite de' monarchi. Emilio invano
 trafiggermi sperò; nel sonno immerso
660credea trovarmi e s'ingannò. L'intesi
 del mio notturno albergo
 l'ingresso penetrare. Ai dubbi passi,
 al tentar delle piume
 previdi un tradimento. In piè balzai,
665strinsi un acciar; contro il fellon che fugge
 fra l'ombre i colpi affretto; accorre al grido
 stuol di custodi e delle aperte logge
 mi veggo al lume inaspettato e nuovo
 sanguigno il ferro, il traditor non trovo.
 MASSIMO
670Forse Emilio non fu.
 VALENTINIANO
                                        La nota voce
 ben riconobbi al grido, onde si dolse
 allor che lo piagai.
 MASSIMO
                                    Ma per qual fine
 un tuo servo arrischiarsi al colpo indegno?
 VALENTINIANO
 Il servo lo tentò, d'altri è il disegno.
 FULVIA
675(Oh dio!)
 MASSIMO
                     Lascia ch'io vada
 in traccia del fellon. (In atto di partire)
 VALENTINIANO
                                        Cura è di Varo.
 Tu non partire.
 MASSIMO
                               (Ah son perduto!) Io forse
 meglio di lui potrò...
 VALENTINIANO
                                        Massimo amico
 non lasciarmi così; se tu mi lasci
680donde spero consiglio e donde aita?
 MASSIMO
 T'ubbidisco. (Io respiro).
 FULVIA
                                                 (Io torno in vita).
 MASSIMO
 Ma chi del tradimento
 tu credi autor?
 VALENTINIANO
                              Puoi dubitarne? In esso
 Ezio non riconosci? Ah se mai posso
685convincerlo abbastanza, i giorni suoi
 l'error mi pagheranno.
 FULVIA
 (Mancava all'alma mia quest'altro affanno).
 MASSIMO
 Io non so figurarmi
 in Ezio un traditor. D'esserlo almeno
690non ha ragion. Benignamente accolto...
 applaudito da te... come avria core?
 È ben ver che l'amore,
 l'ambizion, la gelosia, la lode
 contamina talor d'altrui la fede.
695Ezio amato si vede,
 è pien d'una vittoria,
 arbitro è delle schiere...
 Eh potrebbe scordarsi il suo dovere.
 FULVIA
 Tu lo conosci ed in tal guisa o padre
700parli di lui?
 MASSIMO
                         Son d'Ezio amico, è vero,
 ma suddito d'Augusto.
 VALENTINIANO
                                            E Fulvia tanto
 difende un traditore? Ah che il sospetto
 del geloso mio cor vero diviene.
 MASSIMO
 Credi Fulvia capace
705d'altro amor che del tuo? T'inganni; in lei
 è pietà la difesa e non amore.
 La minaccia, l'orrore
 di castigo e di morte
 la fanno impietosir. Del sesso imbelle
710la natia debolezza ancor non sai?
 
 SCENA III
 
 VARO, detti
 
 VARO
 Cesare invano il traditor cercai.
 VALENTINIANO
 Ma dove si celò?
 VARO
                                 La nostra cura
 non poté rinvenirlo.
 VALENTINIANO
                                       E deggio in questa
 incertezza restar? Di chi fidarmi?
715Di chi temer? Stato peggior del mio
 vedeste mai?
 MASSIMO
                            Ti rassicura. Un colpo,
 che a vuoto andò, del traditor scompone
 tutta la trama. Io cercherò d'Emilio,
 io veglierò per te. Del tutto ignoto
720l'insidiator non è. Per tua salvezza
 d'alcuno intanto assicurar ti puoi.
 VALENTINIANO
 Deh m'assistete, io mi riposo in voi.
 
    Vi fida lo sposo,
 vi fida il regnante,
725dubbioso ed amante
 la vita e l'amor.
 
    Tu amico prepara (A Massimo)
 soccorso ed aita;
 tu serbami o cara
730gli affetti del cor. (A Fulvia. Parte con Varo e pretoriani)
 
 SCENA IV
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 FULVIA
 E puoi d'un tuo delitto
 Ezio incolpar? Chi ti consiglia, o padre?
 MASSIMO
 Folle! La sua ruina
 è riparo alla mia. Della vendetta
735mi agevola il sentier. S'ei resta oppresso
 non ha difesa Augusto. Or vedi quanto
 è necessaria a noi. Troppo maggiore
 d'un feminil talento
 questa cura saria. Lasciane il peso
740a chi di te più visse
 e più saggio è di te.
 FULVIA
                                      Dunque ti renda
 l'età più giusto ed il saper.
 MASSIMO
                                                   Se tento
 l'onor mio vendicar non sono ingiusto.
 E se lo fossi ancor presa è la via
745ed a ritrarne il piè tardi saria.
 FULVIA
 Non è mai troppo tardi onde si rieda
 per le vie di virtù. Torna innocente
 chi detesta l'error.
 MASSIMO
                                    Posso una volta
 ottener che non parli? Alfin che brami?
750Insegnar mi vorresti
 ciò che da me apprendesti? O vuoi ch'io serva
 al tuo debole amor? Fulvia raffrena
 i tuoi labri loquaci
 e in avvenir non irritarmi e taci.
 FULVIA
755Ch'io taccia e non t'irriti allor che veggio
 il monarca assallito,
 te reo del gran misfatto, Ezio tradito?
 Lo toleri chi può, d'ogni rispetto
 o mi disciogli o quando
760rispettosa mi vuoi, cangia il commando.
 MASSIMO
 Ah perfida! Conosco
 che vuoi sacrificarmi al tuo desio.
 Va'; dell'affetto mio,
 che nulla ti nascose, empia t'abusa
765e per salvar l'amante il padre accusa.
 
    Va' dal furor portata,
 palesa il tradimento;
 ma ti sovvenga ingrata
 il traditor qual è.
 
770   Scopri la frode ordita;
 ma pensa in quel momento
 ch'io ti donai la vita,
 che tu la togli a me. (Parte)
 
 SCENA V
 
 FULVIA, poi EZIO
 
 FULVIA
 Che fo? Dove mi volgo? E qual delitto
775è il parlar e il tacer. Se parlo oh dio!
 son parricida e nel pensarlo io tremo.
 Se taccio, al giorno estremo
 giunge il mio bene. Ah che all'idea funesta
 s'agghiaccia il sangue e intorno al cor s'arresta.
780A qual consiglio mai...
 Ezio dove t'inoltri? Ove ten vai? (Vedendo Ezio)
 EZIO
 In difesa d'Augusto. Intesi...
 FULVIA
                                                      Ah fuggi.
 In te del tradimento
 cade il sospetto.
 EZIO
                                In me! Fulvia t'inganni.
785Ha troppe prove il Tebro
 della mia fedeltà. Chi seppe ogn'altro
 superar con l'imprese
 maggior d'ogni calunnia anche si rese.
 FULVIA
 Ma se Cesare istesso il reo ti chiama,
790s'io stessa l'ascoltai.
 EZIO
                                       Può dirlo Augusto
 ma crederlo non può; s'anche un momento
 giungesse a dubitarne, ove si volga
 vede la mia difesa; Italia, il mondo,
 la sua grandezza, il conservato impero
795rinfacciar gli saprà che non è vero.
 FULVIA
 So che la tua ruina
 vendicata saria; ma chi m'accerta
 d'una pronta difesa? Ah s'io ti perdo,
 la più crudel vendetta
800della perdita tua non mi consola.
 Fuggi se m'ami, al mio timor t'invola.
 EZIO
 Tu per soverchio affetto, ove non sono
 ti figuri i perigli.
 FULVIA
                                  E dove fondi
 questa tua sicurezza?
805Forse nel tuo valore? Ezio gli eroi
 son pur mortali e il numero gli opprime;
 forse nel merto? Ah che per questo o caro
 sventure io ti predico;
 il merto appunto è il tuo maggior nemico.
 EZIO
810La sicurezza mia Fulvia è riposta
 nel cor candido e puro
 che rimorsi non ha, nell'innocenza
 che paga è di sé stessa, in questa mano
 necessaria all'impero. Augusto alfine
815non è barbaro o stolto.
 E se perde un mio pari,
 conosce anche un tiranno
 qual dura impresa è ristorarne il danno.
 
 SCENA VI
 
 VARO con pretoriani e detti
 
 FULVIA
 Varo che rechi?
 EZIO
                                È salva
820di Cesare la vita? Al suo riparo
 può giovar l'opra mia?
 Che fa?
 VARO
                  Cesare appunto a te m'invia.
 EZIO
 A lui dunque si vada.
 VARO
 Non vuol questo da te, vuol la tua spada.
 EZIO
825Come?
 FULVIA
                 Il previdi.
 EZIO
                                      E qual follia lo mosse?
 E possibil sarà?
 VARO
                                Così non fosse.
 La tua compiango, amico,
 e la sventura mia che mi riduce
 un ufficio a compir contrario tanto
830alla nostra amicizia, al genio antico.
 EZIO
 Prendi. Augusto compiangi e non l'amico. (Gli dà la spada)
 
    Recagli quell'acciaro (A Varo)
 che gli difese il trono.
 Rammentagli chi sono
835e vedilo arrossir.
 
    E tu serena il ciglio,
 se l'amor mio t'è caro; (A Fulvia)
 l'unico mio periglio
 sarebbe il tuo martir. (Parte con guardie)
 
 SCENA VII
 
 FULVIA e VARO
 
 FULVIA
840Varo, se amasti mai, de' nostri affetti
 pietà dimostra e d'un oppresso amico
 difendi l'innocenza.
 VARO
                                       Or che m'è noto
 il vostro amor, la pena mia s'accresce
 e giovarvi io vorrei; ma troppo oh dio!
845Ezio è di sé nemico; ei parla in guisa
 che irrita Augusto.
 FULVIA
                                     Il suo costume altero
 è palese a ciascuno. Ormai dovrebbe
 non essergli delitto. Alfin tu vedi
 che se de' merti suoi così favella
850ei non è menzognero.
 VARO
 Qualche volta è virtù tacere il vero.
 Se non lodo il suo fasto,
 è segno d'amistà. Saprò per lui
 impiegar l'opra mia;
855ma voglia il ciel che inutile non sia.
 FULVIA
 Non dir così, niega agli afflitti aita
 chi dubbiosa la porge.
 VARO
                                           Egli è sicuro
 sol che tu voglia; a Cesare ti dona
 e consorte di lui tutto potrai.
 FULVIA
860Che ad altri io voglia mai
 fuor che ad Ezio donarmi ah non fia vero.
 VARO
 Ma Fulvia per salvarlo in qualche parte
 ceder convien. Tu puoi l'ira d'Augusto
 sola placar, non differirlo e in seno
865se amor non hai per lui, fingilo almeno.
 FULVIA
 Seguirò il tuo consiglio
 ma chi sa con qual sorte. È sempre un fallo
 il simulare. Io sento
 che vi repugna il core.
 VARO
                                           In simil caso
870il fingere è permesso.
 E poi non è gran pena al vostro sesso.
 FULVIA
 
    Quel fingere affetto
 allor che non s'ama
 per molti è diletto;
875ma pena la chiama
 quest'alma non usa
 a fingere amor.
 
    Mi scopre, m'accusa
 se parla, se tace,
880il labro seguace
 dei moti del cor. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 VARO
 
 VARO
 Folle è colui che al tuo favor si fida
 istabile fortuna. Ezio felice
 della romana gioventù poc'anzi
885era oggetto all'invidia,
 misura ai voti; e in un momento poi
 così cangia d'aspetto
 che dell'altrui pietà si rende oggetto.
 Purtroppo o sorte infida
890folle è colui che al tuo favor si fida.
 
    Nasce al bosco in rozza cuna
 un felice pastorello
 e con l'aure di fortuna
 giunge i regni a dominar.
 
895   Presso al trono in regie fasce
 sventurato un altro nasce
 e fra l'ire della sorte
 va gli armenti a pascolar. (Parte)
 
 SCENA IX
 
  Gallaria di statue e specchi con sedili intorno, fra’ quali uno inanzi dalla mano destra capace di due persone, gran balcone aperto in prospetto dal quale vista di Roma.
 
 ONORIA e MASSIMO
 
 ONORIA
 Massimo, anch'io lo veggo, ogni ragione
900Ezio condanna. Egli è rival d'Augusto,
 al suo merto, al suo nome
 crede il mondo soggetto; e poi che giova
 mendicarne argomenti; io stessa intesi
 le sue minacce, ecco l'effetto. E pure
905incredulo il mio core
 reo non sa figurarlo e traditore.
 MASSIMO
 O virtù senza pari! È questo invero
 eccesso di clemenza. E chi dovrebbe
 più di te condannarlo? Ei ti disprezza,
910ricusa quella mano
 contesa dai monarchi. Ogn'altra avria...
 ONORIA
 Ah dell'ingiuria mia
 non ragionarmi più. Quella mi punse
 nel più vivo del cor. Superbo! Ingrato!
915Allor che mel rammento
 tutto il sangue agitar, Massimo, io sento.
 Non già però ch'io l'ami o che mi spiaccia
 di non essergli sposa; il grado offeso...
 la gloria... l'onor mio...
920son le cagioni...
 MASSIMO
                               Eh lo conosco anch'io.
 Ma nol conosce ognun. Sai che si crede
 più l'altrui debolezza
 che la virtude altrui. La tua clemenza
 può comparire amor. Questo sospetto
925solo con vendicarti
 puoi dileguar. Non abborire alfine
 una giusta vendetta;
 tanta clemenza a nuovi oltraggi alletta.
 ONORIA
 Le mie private offese ora non sono
930la maggior cura. Esaminar conviene
 del germano i perigli. Ezio s'ascolti,
 si trovi il reo, potrebbe
 esser egli innocente.
 MASSIMO
                                        È vero, e poi
 potrebbe anche pentirsi,
935la tua destra accettar...
 ONORIA
                                            La destra mia!
 Eh non tanto sé stessa Onoria oblia.
 Se fosse quel superbo
 anche signor dell'universo intero
 non mi speri ottener, mai non fia vero.
 MASSIMO
940Or ve' com'è ciascuno
 facile a lusingarsi! E pur ei dice
 che ha in pugno il tuo voler, che tu l'adori,
 che a suo piacer dispone
 d'Onoria innamorata,
945che s'ei vuol basta un guardo e sei placata.
 ONORIA
 Temerario! Ah non voglio
 che lungamente il creda; al primo sposo
 che suddito non sia saprò donarmi.
 Ei vedrà se mancarmi
950possan regni e corone
 e s'ei d'Onoria a suo piacer dispone. (In atto di partire)
 
 SCENA X
 
 VALENTINIANO e detti
 
 VALENTINIANO
 Onoria non partir. Per mio riposo,
 tu devi ad uno sposo
 forse poco a te caro offrir la mano;
955questi ci offese, è ver; ma il nostro stato
 assicurar dobbiamo. Ei ti richiede
 e al pacifico invito
 acconsentir conviene.
 ONORIA
                                          (Ezio è pentito).
 M'è noto il nome suo?
 VALENTINIANO
                                           Purtroppo. Ho pena
960germana in proferirlo. Io dal tuo labro
 rimproveri n'attendo; a me dirai
 ch'è un'anima superba,
 ch'è reo di poca fé, che son gli oltraggi
 troppo recenti. Io lo conosco e pure
965rammentando i perigli
 è forza che a tal nodo io ti consigli.
 ONORIA
 (Rifiutarlo or dovrei ma...) Senti; alfine
 se giova alla tua pace
 disponi del mio cor come a te piace.
 MASSIMO
970Signor il tuo disegno (A Valentiniano)
 io non intendo; Ezio t'insidia e pensi
 solamente a premiarlo?
 VALENTINIANO
 Ad Ezio io non pensai, d'Attila io parlo.
 ONORIA
 (O inganno!) Attila?
 MASSIMO
                                        E come!
 VALENTINIANO
975Un messaggier di lui
 me ne recò pur ora
 la richiesta in un foglio. È questo un segno
 che il suo fasto mancò. Non è l'offerta
 vergognosa per te. Stringi uno sposo
980a cui servono i re. Barbaro, è vero,
 ma che può raddolcito
 dal tuo nobile amore
 la barbarie cangiar tutta in valore...
 ONORIA
 Ezio sa la richiesta?
 VALENTINIANO
                                       E che? Degg'io
985consigliarmi con lui? Questo a che giova!
 ONORIA
 Giova per avvilirlo e perché meno
 necessario si creda.
 Giova perché s'avveda
 che al popolo romano
990utile più d'ogn'altra è questa mano.
 VALENTINIANO
 Egli il saprà ma intanto
 posso del tuo consenso
 Attila assicurar?
 ONORIA
                                 No, prima io voglio
 vederti salvo. Il traditor si cerchi,
995Ezio favelli e poi
 Onoria spiegherà gli affetti suoi.
 
    Finché per te mi palpita
 timido in petto il cor,
 accendersi d'amor
1000non sa quest'alma.
 
    Nell'amorosa face
 qual pace ho da sperar,
 se comincio ad amar
 priva di calma. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 VALENTINIANO e MASSIMO
 
 VALENTINIANO
1005Olà qui si conduca (Esce una comparsa, quale ricevuto l’ordine parte)
 il prigionier. Ne' miei timori io cerco
 da te consiglio. Assicurarmi in parte
 potrà d'Attila il nodo?
 MASSIMO
                                           Anzi ti espone
 a periglio maggior. Cerca il nemico
1010sopir la cura tua, fingersi umano,
 avvicinarsi a te; chi sa che ad Ezio
 non sia congiunto? Il temerario colpo
 gran certezza suppone; e poi t'è noto
 che ad Attila già vinto Ezio alla fuga
1015lasciò libero il passo, a te dovea
 condurlo prigioniero;
 ma non volle e potea.
 VALENTINIANO
                                         Purtroppo è vero.
 
 SCENA XII
 
 FULVIA e detti
 
 FULVIA
 Augusto ah rassicura
 i miei timori. È il traditor palese?
1020È in salvo la tua vita?
 VALENTINIANO
                                          E Fulvia ha tanta
 cura di me?
 FULVIA
                         Puoi dubitarne? Adoro
 in Cesare un amante a cui fra poco
 con soave catena
 annodarmi dovrò. (So dirlo appena).
 MASSIMO
1025(Simula o dice il ver?)
 VALENTINIANO
                                            Se il mio periglio
 amorosa pietà ti desta in seno
 grata al mio cor la sicurezza è meno.
 Ma potrò lusingarmi
 della tua fedeltà?
 FULVIA
                                  Per finch'io viva
1030de' miei teneri affetti avrai l'impero.
 (Ezio perdona).
 MASSIMO
                                (Io non comprendo il vero).
 VALENTINIANO
 Ah se d'Ezio non era
 la fellonia, saresti già mia sposa.
 Ma cara alla sua vita
1035costarà la tardanza.
 FULVIA
                                      Il gran delitto
 dovresti vendicar. Ma chi dall'ira
 del popolo che l'ama
 assicurar ci può? Pensaci Augusto,
 per te dubbia mi rendo.
 VALENTINIANO
1040Questo sol mi trattiene.
 MASSIMO
                                              (Or Fulvia intendo).
 FULVIA
 E se fosse innocente? Eccoti privo
 d'un gran sostegno, eccoti esposto ai colpi
 d'ignoto traditore,
 eccoti in odio... Ah mi si aghiaccia il core.
 VALENTINIANO
1045Volesse il ciel che reo non fosse. Ei viene
 qui per mio cenno.
 FULVIA
                                      (Ah che farò!)
 VALENTINIANO
                                                                  Vedrai
 ne' suoi detti qual è.
 FULVIA
                                        Lascia ch'io parta.
 Col suo giudice solo
 meglio il reo parlerà.
 VALENTINIANO
                                         No resta.
 MASSIMO
                                                            Augusto
1050Ezio qui giunge. (Vedendo venire Ezio)
 FULVIA
                                  (Oh dio!)
 VALENTINIANO
 T'assidi al fianco mio. (A Fulvia)
 FULVIA
 Come! Suddita io sono e tu vorrai...
 VALENTINIANO
 Suddita non è mai
 chi ha vassallo il monarca.
 FULVIA
                                                  Ah non conviene...
 VALENTINIANO
1055Non più, comincia ad avvezzarti al trono.
 Siedi.
 FULVIA
               Ubbidisco. (In qual cimento io sono!) (Siede alla destra di Valentiniano)
 
 SCENA XIII
 
 EZIO disarmato e detti
 
 EZIO
 (Stelle che miro! In Fulvia (Ne l’uscir vedendo Fulvia si ferma)
 come tanta incostanza!)
 FULVIA
 (Resisti anima mia).
 VALENTINIANO
                                         Duce t'avanza.
 EZIO
1060Il giudice qual è? Pende il mio fato
 da Cesare o da Fulvia?
 VALENTINIANO
                                            E Fulvia ed io
 siamo un giudice solo; ella è sovrana
 or che in lacci di sposo a lei mi stringo.
 EZIO
 (Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo).
 VALENTINIANO
1065Ezio m'ascolta e a moderare impara
 per poco almeno il naturale orgoglio
 che giovarti non può. Qui si cospira
 contro di me; del tradimento autore
 ti crede ognun; di fellonia t'accusa
1070il rifiuto d'Onoria, il troppo fasto
 delle vittorie tue, l'aperto scampo
 ad Attila permesso, il tuo geloso
 e temerario amor, le tue minacce
 di cui tu sai che testimonio io sono.
1075Pensa a scolparti o a meritar perdono.
 MASSIMO
 (Sorte non mi tradir).
 EZIO
                                           Cesare invero
 ingegnoso è il pretesto. Ove s'asconde
 costui che t'assalì? Chi dell'insidia
 autor mi afferma? Accusator tu sei
1080del figurato eccesso,
 giudice e testimonio a un tempo istesso.
 FULVIA
 (Oh dio! Si perde).
 VALENTINIANO
                                      (E soffrirò l'altero!)
 EZIO
 Ma il delitto sia vero;
 perché si appone a me? Perché d'Onoria
1085la destra ricusai! Dunque ad Augusto
 serbai la libertà col mio sudore
 perché a me la togliesse anche in amore.
 È d'Attila la fuga
 che mi convince reo. Dunque io dovea
1090Attila imprigionar, perché d'Europa
 tutte le forze e l'armi
 senza il timor, che le congiunge a noi,
 si volgessero poi contro l'impero?
 Cerca per queste imprese altro guerriero.
1095Son reo perché conosco
 qual io mi sia, perché di me ragiono.
 L'alme vili a sé stesse ignote sono.
 FULVIA
 (Partir potessi).
 VALENTINIANO
                                Un nuovo fallo è questa
 temeraria difesa. Altro t'avanza
1100per tua discolpa ancor?
 EZIO
                                             Dissi abbastanza.
 Cesare non curarti
 tutto il resto ascoltar ch'io dir potrei.
 VALENTINIANO
 Che diresti?
 EZIO
                          Direi
 che produce un tiranno
1105chi solleva un ingrato. Anche ai sovrani
 direi che desta invidia
 de' sudditi il valor. Che a te dispiace
 d'essermi debitor, che tu paventi
 in me que' tradimenti
1110che sai di meritar quando mi privi
 d'un cor...
 VALENTINIANO
                      Superbo a questo eccesso arrivi?
 FULVIA
 (Ahimè!)
 VALENTINIANO
                     Punir saprò...
 FULVIA
                                                Soffri se m'ami
 che Fulvia parta, i vostri sdegni irrita (S’alza)
 l'aspetto mio.
 VALENTINIANO
                            No, non partir. Tu scorgi
1115che mi sdegno a ragion. Siedi e vedrai
 come un reo pertinace
 a convincer m'accingo...
 EZIO
 (Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo). (Torna a sedere)
 MASSIMO
 (Tutto finor mi giova).
 VALENTINIANO
                                            Ezio tu sei
1120d'ogni colpa innocente. Invido Augusto
 di cotesta tua gloria il tutto ha finto.
 Solo un giudizio io chiedo
 dall'eccelsa tua mente. Al suo sovrano
 contrastando la sposa,
1125il suddito è ribelle?
 EZIO
                                      E al suo vassallo
 che il prevenne in amor, quando la tolga,
 il sovrano è tiranno?
 VALENTINIANO
                                        A quel che dici
 dunque Fulvia t'amò!
 FULVIA
                                          (Che pena!)
 VALENTINIANO
                                                                   A lui
 togli, o cara, un inganno e di' s'io fui
1130il tuo foco primiero,
 se l'ultimo sarò; spiegalo.
 FULVIA
                                                 È vero. (A Valentiniano)
 EZIO
 Ah perfida, ah spergiura! A questo colpo
 manca la mia costanza.
 VALENTINIANO
 Vedi se t'ingannò la tua speranza. (Ad Ezio)
 EZIO
1135Non trionfar di me; troppo ti fidi
 d'una donna incostante. A lei la cura
 lascio di vendicarmi; io mi lusingo
 che il proverai.
 FULVIA
                               (Né posso dir che fingo).
 MASSIMO
 (E Fulvia non si perde).
 EZIO
                                              In questo stato
1140non conosco me stesso. In faccia a lei (Fulvia cava il fazzoletto)
 mi si divide il cor. Pena maggiore,
 Massimo, da che nacqui io non provai.
 FULVIA
 (Io mi sento morir). (S’alza piangendo e vuol partire)
 VALENTINIANO
                                         Fulvia che fai?
 FULVIA
 Voglio partir, che a tanti ingiusti oltraggi
1145più non resisto.
 VALENTINIANO
                                Anzi t'arresta e siegui
 a punirlo così.
 FULVIA
                             No te ne priego,
 lascia ch'io vada.
 VALENTINIANO
                                  Io nol consento. Afferma
 per mio piacer di nuovo
 che sospiri per me, ch'io ti son caro,
1150che godi alle sue pene...
 FULVIA
 Ma se vero non è, s'egli è il mio bene.
 VALENTINIANO
 Che dici?
 MASSIMO
                     (Ahimè!)
 EZIO
                                         Respiro.
 FULVIA
                                                           E sino a quando
 dissimular dovrò? Finsi finora,
 Cesare, per placarti. Ezio innocente
1155salvar credei; per lui mi struggo e sappi
 ch'io non t'amo da vero e non t'amai.
 E se i miei labri mai
 ch'io t'amo a te diranno
 non mi credere, Augusto, allor t'inganno.
 EZIO
1160O cari accenti!
 VALENTINIANO
                              Ove son io! Che ascolto!
 Qual ardir? Qual baldanza?
 EZIO
 Vedi se t'ingannò la tua speranza. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Ah temerario, ah ingrata. Olà custodi (S’alza)
 toglietemi d'innanzi
1165quel traditor. Nel carcere più orrendo
 serbatelo al mio sdegno.
 EZIO
 Il tuo furor del mio trionfo è segno.
 Chi più di me felice! Io cederei
 per questa ogni vittoria.
1170Non t'invidio l'impero,
 non ho cura del resto,
 è trionfo leggiero
 Attila vinto a paragon di questo.
 
    Ecco alle mie catene,
1175ecco a morir m'invio.
 Sì, ma quel core è mio; (A Valentiniano)
 sì, ma tu cedi a me.
 
    Caro mio bene addio. (A Fulvia)
 Perdona a chi t'adora.
1180So che t'offesi allora
 che io dubitai di te. (Parte con le guardie)
 
 SCENA XIV
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ingratissima donna, e quando mai
 io da te meritai questa mercede?
 Vedi amico qual fede
1185la tua figlia mi serba?
 MASSIMO
                                           Indegna, e dove
 imparasti a tradir? Così del padre
 la fedeltade imiti? E quando avesti
 questi esempi da me?
 FULVIA
                                           Lasciami in pace
 padre, non irritarmi; è sciolto il freno,
1190se m'insulti dirò...
 MASSIMO
                                    Taci o il tuo sangue...
 VALENTINIANO
 Massimo ferma; io meglio
 vendicarmi saprò; già che m'abborre,
 già che le sono odioso,
 voglio per tormentarla esserle sposo.
 FULVIA
1195Non lo sperar.
 VALENTINIANO
                             Ch'io non lo speri! Infida
 non sai quanto potrò...
 FULVIA
                                            Potrai svenarmi
 ma per farmi temer debole or sei.
 Han vinto ogni timor i mali miei.
 
    La mia costanza
1200non si sgomenta,
 non ha speranza,
 timor non ha.
 
    Son giunta a segno
 che mi tormenta
1205più del tuo sdegno
 la tua pietà. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 VALENTINIANO e MASSIMO
 
 MASSIMO
 (Or giova il simular). No, non fia vero
 che per vergogna mia viva costei.
 Cesare io corro a lei,
1210voglio passarle il cor.
 VALENTINIANO
                                         T'arresta amico.
 S'ella muore, io non vivo, ancor potrebbe
 quell'ingrata pentirsi.
 MASSIMO
                                           Al tuo comando
 con pena ubbidirò. Troppo a punirla
 il dover mi consiglia.
 VALENTINIANO
1215Perché simile a te non è la figlia?
 MASSIMO
 
    Col volto ripieno
 di tanto rossore
 più calma nel seno,
 più pace non ho.
 
1220   Oh quanti diranno
 che il perfido inganno
 dal suo genitore
 la figlia imparò! (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 VALENTINIANO
 
 VALENTINIANO
 Sdegno, amor, gelosia, cure d'impero
1225che volete da me? Nemico e amante
 e timido e sdegnato a un punto io sono
 e intanto non punisco e non perdono.
 Ah lo so ch'io dovrei
 obliar quell'ingrata. Ella è cagione
1230d'ogni sventura mia. Ma di tentarlo
 né pure ardisco; e da una forza ignota
 così mi sento oppresso
 che non desio di superar me stesso.
 
    Che mi giova impero e soglio,
1235s'io non voglio uscir d'affanni,
 s'io nutrisco i miei tiranni
 negli affetti del mio cor.
 
    Che infelice al mondo io sia,
 lo conosco, è colpa mia;
1240non è colpa dello sdegno,
 non è colpa dell'amor.
 
 Fine dell’atto secondo